Keypoints
- L’obiettivo del Governo Draghi di cambiare l’inerzia della lunga stagione di stagnazione è fondato, ma assicurare certezza e stabilità del quadro politico è una condizione indispensabile per poter realizzare il risanamento dell’economia italiana.
- Ci sono almeno tre fonti di incertezza che gravano su questo impegno. La prima è un aumento imprevisto dei tassi d’interesse che può derivare da un’accelerazione delle aspettative di inflazione. La seconda è il forte aumento del debito pubblico italiano. La terza è legata all’evoluzione del quadro politico interno.
- Tre sono le condizioni necessarie a evitare che la sfida del Governo non produca i risultati sperati: fissare le priorità di lungo termine per la trasformazione strutturale dell’economia, distinguendo tra settori in espansione e in rallentamento; disporre di strumenti e risorse che facilitino la transizione dalla gestione dell’emergenza a una fase di crescita, sostenuta da riforme e investimenti; assicurare all’Italia certezza sull’orizzonte politico di medio-lungo periodo.
Nel contesto della Recovery Facility dell’Unione europea, le scelte di policy del Governo Draghi sono coerenti con l’obiettivo di riportare l’economia italiana sul sentiero di una crescita. Questa è la valutazione espressa nell’ultimo policy brief della Luiss SEP – School of European Political Economy, da Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Sergio De Nardis, Claudio De Vincenti, Valentina Meliciani (Direttrice della Scuola), Marcello Messori, Stefano Micossi, Pier Carlo Padoan e Gianni Toniolo.
In un quadro macroeconomico globale in vigoroso rilancio (entro la fine del 2022 il 90% dei Paesi ad economia avanzata tornerà sui livelli di PIL pro-capite precedenti alla crisi), l’intensità della ripresa italiana - secondo gli analisti della Luiss SEP - dipenderà dalla velocità con cui cresceranno consumi e investimenti e questo sarà condizionato anche dal grado di stabilità politica sul quale famiglie e imprese potranno fare affidamento.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), inviato all’Unione Europea, rappresenta un’occasione imperdibile “per cambiare l’inerzia del Paese, superando diffuse inefficienze burocratiche, un contesto sfavorevole all’innovazione e al cambiamento, pervasive posizioni di rendita soprattutto nel settore dei servizi, diffusa commistione fra proprietà e gestione nelle imprese familiari, eccessiva dipendenza del settore produttivo dall’autofinanziamento e dal credito bancario, conseguente incapacità di riorganizzazione dei processi produttivi”. Attraverso le riforme, il ritorno stabile della crescita reale e dell’inflazione verso il 2% darebbe un contributo significativo alla riduzione del rapporto tra il PIL e il debito pubblico, da monitorare costantemente.
Tuttavia, il quadro favorevole determinato dalla combinazione di investimenti e riforme può essere messo in pericolo da rischi da non sottovalutare. Il primo è un aumento imprevisto dei tassi d’interesse; il secondo è un insufficiente impatto dell’azione riformatrice sulla crescita del reddito con la conseguenza di un ulteriore aumento del rapporto debito/PIL; il terzo riguarda l’orizzonte temporale del governo Draghi che non corrisponde a quello delle iniziative finanziate dal PNRR.
A fronte di questi rischi, il policy brief della Luiss School of European Political Economy propone di concentrare l’attenzione dei policymakers su tre condizioni:
- Una prima condizione è fissare le priorità̀ di lungo termine di trasformazione strutturale dell’economia, come già disposto dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, ma avendo attenzione alla capacità di crescita futura dell’economia italiana e quindi distinguendo tra settori in espansione e settori in rallentamento.
- Una seconda condizione richiede la disponibilità̀ di strumenti e risorse che facilitino la transizione dalla gestione dell’emergenza, che ha caratterizzato la risposta alla recessione causata dalla pandemia, a una fase di crescita sostenuta da riforme e investimenti.
- La terza condizione, come già sottolineato, è che ci sia certezza su un orizzonte temporale di medio-lungo periodo della politica, non solo economica.
Per leggere l’intero policy brief: cliccare qui